A inizio settembre è uscito “Sulle teste nel Medioevo. Storie e immagini di capelli”, il secondo libro della storica dell’arte Virtus Zallot pubblicato dalla prestigiosa casa editrice Il Mulino.

Abbiamo intervistato l’autrice, con la quale il Distretto Culturale di Valle Camonica ha spesso collaborato, per farci raccontare questo interessante nuovo lavoro e farci svelare le prossime attesissime presentazioni in presenza…

 

Copertina libro "Sulle teste nel Medioevo" di Virtus Zallot (Edizioni Il Mulino, 2021)

Ti avevamo lasciata ad occuparti di piedi e calzature (con l’uscita nel 2018 di Con i piedi nel Medioevo. Gesti e calzature nell’arte e nell’immaginario) e ti ritroviamo nel 2021 con Sulle teste nel Medioevo. Storie e immagini di capelli, entrambi pubblicati da Il Mulino edizioni. Raccontaci come è nato questo nuovo lavoro.

Mi interessava analizzare e segnalare come nella realtà, nella letteratura e nell’arte medievali anche particolari apparentemente marginali come capelli e piedi fossero importanti e parlanti: i capelli ancor più dei piedi poiché in grande evidenza, di diverso colore e suscettibili di variazioni contingenti e reversibili. Di contro alle altre parti del corpo possono infatti essere accorciati e conformati, oltre a reagire (in modo istantaneo o lentamente) a condizioni ambientali ed esistenziali. Il loro lessico e la loro sintassi erano straordinariamente ricchi, così come i gesti di cui erano strumento e oggetto.

Quante cose sono in grado di raccontare una capigliatura o un colore di capelli nella società medievale rappresentata dall’arte e nella letteratura?

Il colore e la condizione dei capelli erano indicatore di grado etico e sociale. Il biondo era utilizzato a distinguere e qualificare l’eccellenza: sono immaginati prevalentemente biondi gli eroi e le donzelle amate dai poeti, i santi anche notoriamente scuri e la Madonna stessa. Il rosso e il nero (ma solo se opaco e sudicio) indicavano invece degenerazione morale; il bianco la saggezza della vecchiaia.

I capelli lunghi erano indispensabile attributo di femminilità: tagliarli per scelta o imposizione anche violenta significava abdicare al destino di donna come dimostrano le vicende di Giovanna d’Arco o di Santa Caterina da Siena o il rito di ingresso al monastero. I capelli femminili erano considerati strumento di seduzione: per questo la loro esibizione andava regolamentata. Le donne maritate non dovevano mostrarli se non ad esternare disperazione e lutto. I capelli maschili sani e folti (e, soprattutto nell’Alto Medioevo, lunghi) segnalavano forza e virilità. I capelli arruffati e sconci caratterizzavano i malvagi oppure i santi eremiti, talora vestiti delle sole lunghissime chiome. La forza identitaria ed espressiva dei capelli e dei gesti che li riguardano presenta moltissime altre declinazioni difficili da sintetizzare qui: spero sarete curiosi di scoprirle leggendo il libro!

Hai riscontrato qualche parallelismo con il “sentire” della nostra cultura contemporanea? Ci sono stereotipi che sussistono nei secoli dei secoli, oppure il Medioevo è una sorta di “rivincita delle bionde”?

Molti dei significati e degli usi riscontrati nel Medioevo risuonano nei secoli successivi fino ad oggi, e non solo nei modi di dire: in senso figurato ancora ci si rizzano i capelli per la paura e, per la disperazione, ci mettiamo le mani nei capelli!

Per fare qualche esempio: purtroppo la cronaca riporta di uomini che trascinano donne per i capelli e in Afghanistan i talebani hanno ripristinato la rasatura infamante; le donne con i capelli corti sono una minoranza e, come da titolo di un famoso film, pare che gli uomini preferiscano le bionde; un brusco cambio di lunghezza o pettinatura continua a segnalare uno scarto esistenziale e un taglio anticonvenzionale ancora desta curiosità o scandalo.

Dopo essere stato a lungo tempo avvolto da una patina di pregiudizio che lo dipingerebbe come epoca buia e priva di progresso, il Medioevo – grazie ad autori come Barbero, Frugoni, e anche come te – sta tornando a brillare, e a trovare sempre più appassionati ed estimatori. Come sono cambiati i paradigmi della divulgazione del Medioevo?

La domanda richiederebbe una risposta lunga e articolata. Credo che una crescente attenzione alla Storia minore abbia reso più consapevoli delle radici medievali della nostra cultura e società. Accanto a nuovi metodi di ricerca e ricostruzione si è inoltre rinforzata una divulgazione scientificamente solida ma accessibile, di cui Frugoni e Barbero sono maestri. Permane tuttavia una rievocazione strumentale e strumentalizzata del Medioevo quale tempo-luogo di sentimenti forti, di valori veri, di violenza inaudita o cortesia squisita: basti pensare all’ambientazione di molti fantasy o ad alcune clamorose falsificazioni storiche.

Nel tuo libro c’è, anche stavolta, tanta Valle Camonica. Ci racconti qualcosa sulle opere che hai analizzato e sul valore delle testimonianze artistiche anche in un territorio magari più marginale come il nostro?

La Valle Camonica offre uno straordinario Museo diffuso che non cito per localismo ma ad esemplificare convenzioni consolidate e diffuse: un analogo linguaggio iconografico presiedeva infatti tanto i capolavori più famosi che le opere ‘minori’ conservate nelle nostre chiese. A testimoniare il valore della chioma maschile canuta o dei capelli femminili disciolti e svelati utilizzo per questo un Dio Padre affrescato in Santa Maria ad Esine e una madre disperata dipinta in San Lorenzo a Berzo Inferiore; a riassumere le fogge di moda nel Quattrocento le elegantissime Sibille di Giovan Pietro da Cemmo in Santa Maria a Bienno. Tale scelta mi consente di diffondere a livello nazionale (e oltre) la conoscenza del nostro territorio, svelando una ricchezza inaspettata di cui i più sono stupiti. È significativo, a tale proposito, che tra le molte illustrazioni allegate o citate nel libro anche le recensioni di testate extra-locali abbiano scelto esempi camuni.

Quando uscì il libro “Con i piedi nel Medioevo” le presentazioni pubbliche ebbero un enorme successo. Ovviamente anche a questo giro c’è tantissima attesa. Quali sono le presentazioni in programma?

Tornati lentamente alla quasi-normalità dopo l’emergenza sanitaria, si sta costituendo un calendario di opportunità. Nel nostro ambito territoriale sono programmate una presentazione presso il Palazzo della Cultura di Breno (22 ottobre alle 20,30) e una  presso il musil di Cedegolo (il 29 ottobre alle 20,30), mentre a inizio novembre (in data e sede da definirsi) è prevista a Brescia.

Locandina presentazione libro Virtus Zallot al Palazzo della Cultura di Breno
Virtus Zallot

VIRTUS ZALLOT è laureata in Architettura all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, presso cui ha svolto attività di ricercatrice. Sino al 2021 ha insegnato Disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Camillo Golgi di Breno. È docente di Storia dell’Arte medievale (dal 2008) e di Pedagogia e Didattica dell’Arte  (dal 2010) presso l’Accademia di Belle Arti Hdemia Santa Giulia di Brescia.
Ha pubblicato volumi personali, saggi in volumi collettivi e contributi scientifici e divulgativi in riviste di settore. Recensioni e presentazioni dei suoi scritti sono apparse su «Corriere della Sera», «Il Venerdì» di «La Repubblica», «La Lettura» del «Corriere della Sera», «L’Osservatore romano», «Avvenire», «Il Giornale di Brescia», «Bresciaoggi», «Il Piccolo di Trieste», «Libero» e sulle riviste «Medioevo», «Arte Cristiana», «Luoghi dell’infinito» e «Tuttolibri» di «La Stampa», oltre che su numerosi siti web. Ha partecipato alle trasmissioni di Rai Radio TRE Suite Magazine (4 febbraio 2020) e Libro del giorno (19 ottobre 2019). Ha relazionato in numerosi conferenze e convegni, rivolgendosi sia ad adulti che a bambini. È componente del Comitato scientifico del Festival culturale Oltreconfine.