Un viaggio dalle rocce incise alla città, seguendo il corso del Fiume Oglio, con l’Arazzo di Zurla che come un testimone passa di mano in mano, in un ricchissimo calendario di appuntamenti e incontri eccezionali nei mesi di settembre e ottobre.
IL VIAGGIO
DELL’ARAZZO DI ZURLA
VALLE CAMONICA | GANDINO
24 settembre – 29 ottobre (e poi)
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Un viaggio dalle rocce incise alla città, condensazione di scambi e crocevia di culture, dai luoghi scelti dai camuni migliaia di anni fa per incidere la loro storia alla città di oggi.
Una traversata e un tragitto attraverso la Valle Camonica, che tocca paesi, piazze, vette, sagrati, scuole, sorgenti e case come luoghi che custodiscono diverse espressioni della sensibilità per l’arte, dell’ingegno umano. Da un versante all’altro della Valle Camonica, lungo le sue pendici attraverso boschi e campagne, ritessendo ad ogni passo un dialogo con le comunità che ci vivono.
Come per ritrovare un intento comune, volgere nuovamente il nostro sguardo, rifare visita all’infanzia dell’umanità sulle rocce incise, e ripassare di lì insieme.
Di qualsiasi umanità ci si creda i figli, possiamo sempre scegliere i nostri antenati elettivi.
L’arazzo di Zurla si presta ad esserne un testimone, che passa di mano in mano, che sa stare in mani diverse. Ad ogni passaggio potrà capitargli di lasciare qualcosa e prendere qualcosa, come accade quando si cammina vicino alla terra, e potrà succedere di richiamare alla memoria un luogo per rimetterlo sulla mappa, fare nuovi incontri o guardare con occhi diversi l’opera di grandi artisti che sono passati dalla valle, prendere in prestito altri segni e portarli sino alla grande acqua.
Il punto ideale d’inizio di questo viaggio è il bosco tra Foppe e Naquane, sopra Zurla. Il punto di approdo finale saranno le acque del lago d’Iseo, per ridiscendere simbolicamente dal Ghiacciaio dell’Adamello, ultimo residuo dell’immensa calotta di ghiaccio che ricopriva interamente le Alpi 20.000 anni fa, ora lambendo ora lasciando il corso del fiume Oglio.
Lungo il percorso una fitta rete di tappe.
IL PROGRAMMA
Sabato 24 settembre: dalla Riserva di Nadro a San Salvatore
Domenica 25 settembre: Monastero di San Salvatore a Capo di Ponte
Sabato 1 ottobre: da Cemmo al MuPre a Capo di Ponte
Domenica 2 ottobre: al Parco di Seradina-Bedolina a Capo di Ponte
Sabato 8 ottobre: alla Casa Museo di Cerveno
Domenica 9 ottobre: Paspardo, Cima Barbignaga
Sabato 22 ottobre: a Breno
Domenica 23 ottobre: da Sant’Antonio a Breno al Tempio di Minerva
Mercoledì 26 ottobre: Pisogne, alla foce dell’Oglio
Sabato 29 ottobre: Gandino (BG) alla fabbrica Torri Lana
Il viaggio continua…
a marzo 2023, con tappa a Milano, in Sala Testori al Teatro Franco Parenti

INVITO
È tessuto, leggero, senza verso e transumante
porta con sé i segni dell’arte rupestre camuna
e non solo
le pietre, la valle, la selva, il sole, la pioggia e il ghiaccio, e non solo.
Scegliamo di che umanità essere i figli
e incontriamo antenati da cui discendere per desiderio. Siamo stati sulle rocce
abbiamo trasposto i segni incisi in altri segni;
dopo di noi mani esperte e macchine meravigliose, come traducendo da una lingua sconosciuta,
hanno intrecciato un grande arazzo.
È appena nato ed è già in viaggio.
Vi invitiamo a venire con noi!


INTRO
La Valle Camonica è la valle dei segni.
Nel cuore delle Alpi, la Valle Camonica ospita una straordinaria concentrazione di segni incisi su roccia che ripercorrono 10.000 anni di storia della civiltà umana, e che hanno portato l’arte rupestre camuna, nel 1979, ad essere il primo sito italiano iscritto dall’Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Ma non è solo questo: la valle abitata dagli antichi Camuni è sempre stata una terra di incontri, di scambi, di racconti, sedimentando un patrimonio culturale ricco e stratificato in un contesto geografico e naturale di grande valore ambientale che nel 2019 è stato riconosciuto dall’Unesco come Riserva della Biosfera.
Dentro questo contesto, è cresciuto un dialogo intenso tra storia e contemporaneità che ha dato vita a numerosi percorsi di innovazione culturale e sociale sul territorio. Qui ha preso forma Invasione Rupestre.
INVASIONE RUPESTRE
La Valle Camonica custodisce 300.000 segni incisi su roccia, è un enorme patrimonio collettivo.
Sono stati e sono ancora oggi oggetto di scavi, di studi e ricerche da parte di archeologi e antropologi, di università e gruppi di ricerca italiani e stranieri.
Stanno nei parchi, a contatto con l’ambiente naturale e la vita quotidiana.
Sono un grande libro di pietra che raccoglie segni incisi in epoche lontanissime.
Ci sono segni grandi e piccoli, riconoscibili e arcani.
Magistrali per come sono stati incisi, con modalità e strumenti diversi, percuotendo o rigando la pietra. Profondi o superficiali, sottili o spessi, magnifici a volte.
Sembrano parlare anche a noi.
Le rocce della Valle Camonica sono state incise così intensamente e con tale densità di segni in certi luoghi – Bedolina Seradina, Naquane, Luine, Ronchi di Zir, Foppe, Anvoia, Carpene, Coren de le Fate – da farci guardare ai parchi come luoghi elettivi.
Il progetto Invasione Rupestre prende avvio da un desiderio: far migrare per una volta i segni. Trovare almeno un modo di prenderli così, intrisi come sono dei luoghi in cui abitano, e portarli fuori, davanti a tutti, in mezzo alla vita d’oggi.
Una comunità allargata di persone – artisti, scrittori e autori – mossa dalla Cooperativa Il Cardo di Edolo si è cimentata in questa impresa.
La sfida è stata aprire alle più diverse sperimentazioni. Lo si è fatto a più mani, occhi e teste tutte diverse, spinti dal desiderio che dalla coralità e dal lavoro collettivo potesse nascere un discorso aperto e ospitale.
Il cuore dell’invasione è l’arazzo di Zurla.
L’ARAZZO DI ZURLA
Com’è venuto al mondo.
In principio l’arazzo non c’era e nelle nostre teste c’erano solo rocce.
Affioranti e morbide agli occhi per il lavorio del ghiaccio, nei tempi in cui la Valle Camonica ne giacque sommersa. Quando il ghiaccio ritirato restituì le rocce, gli uomini ne continuarono in qualche modo l’opera prendendo a incidervi i loro segni.
Anche per noi la frequentazione continua e ripetuta di queste rocce per quasi un anno di lavoro è stata presto un modus operandi. Il tempo dedicato ai segni, tempo di attenzione concentrata e di sedimentazione lungo, ci ha donato la fiducia necessaria per dare avvio a un lavoro di riscoperta attraverso il disegno.
Non è mai stata una questione di linguaggio, ma di cimento, di prova, di interrogazione del segno. L’assenza di certezze di interpretazione, che connota le letture archeologiche, ha in parte determinato la nostra condizione di lavoro: non si è andati in cerca di spiegazioni o di affermazioni, ma nella direzione opposta. Abbiamo attinto a piene mani dalle figure rupestri.
Si può pensare, sulle rocce, che quel che c’è, quel che si vede e quel che si è consumato siano ugualmente importanti, poiché essere pietra è uno stato e ha a che fare con due parole-forza, perituro e imperituro. Essere pietra ed essere figura si accordano quando essere figura significa svanire o resistere.
Le figure rupestri sono incise su pietra senza alcuna apparente gerarchia. Sulla stessa roccia stanno figure grandissime e piccolissime, in una direzione o in quella opposta, da est o da ovest, in un verso o il contrario, sotto-sopra e viceversa, evidenti o nascoste. Le rocce ci appaiono oggi come un disegno continuo che attraversa i millenni senza soluzione di continuità. Le figure pietra accadono.
Noi le abbiamo prese, riscritte, ritagliate, ridisegnate, smontate e rimontate, rilette in serie e reinterpretate in mille modi diversi. Lo abbiamo fatto a più mani. L’idea di trovare sulle rocce ogni volta un nuovo segno ha mosso la curiosità necessaria a tornarvi, ancora e ancora. Come per interrogare queste rocce per una prima volta (torneremo a farlo) e in modo diverso.
Ne sono venute figure nuove.
E per loro abbiamo immaginato uno spazio nuovo, di carta. Lo abbiamo scelto tra molti e reso abitabile. Lì sopra abbiamo innescato scontri e incontri tra una figura e l’altra, ordinato costellazioni di disegni senza passaggi di scala, tenendo i pezzi tra le mani e gli occhi puntati. Dall’inizio alla fine, dentro uno spazio di carta lungo dieci metri lineari, dalla fine all’inizio.
Ogni nuovo incontro è una promessa, forse racconterà il mondo e la vita ancora una volta. Come, non lo possiamo sapere, ci basti credere che accadrà ogni volta che qualcuno si avvicina.
Sulla carta le figure hanno avuto una vita provvisoria, destinate a svanire e a tramutarsi, per opera di mani esperte e macchine meravigliose, in trama e ordito intrecciati in una grande tessitura.
È nato un arazzo, tessuto da Torri Lana 1885 a Gandino nel giugno 2021.
Le figure tessili accadono.
CREDITI
Opera realizzata nell’ambito del progetto INVASIONE RUPESTRE
Curatela del progetto:
Marco Milzani, Il Cardo Cooperativa Sociale Onlus www.ilcardo.it Giuseppe Frangi, Casa Testori (Novate Milanese, MI) Casa Testori
Autrici: Sara Donati, Sara Galli, Elena Turetti
Tessitura dell’arazzo: Torri Lana 1885 Gandino (BG) http://www.torrilana.it (dimensione 1.40 x10 mt)
Supporto scientifico: Federica Nember
Film di Davide Bassanesi
Scritti di Giacomo Sartori
Paesaggio sonoro di Sergio Maggioni
Partner di progetto
Il Cardo Cooperativa Sociale Onlus, Edolo (BS)
Comunità Montana di Valle Camonica (BS)
Direzione Regionale Musei Lombardia
Casa Testori, Novate Milanese (MI)
Torri Lana 1885, Gandino (BG)
e
Il Sito Unesco n.94 della Valle Camonica custodisce 300.000 segni, 8 parchi, 10.000 anni di storia. Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane | CAPO DI PONTE
Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo | CAPO DI PONTE
Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina | CAPO DI PONTE
Riserva Naturale delle Incisioni Rupestri | CETO – CIMBERGO – PASPARDO
Parco di Interesse Sovracomunale del Lago Moro, Luine e Monticolo | DARFO BOARIO TERME Parco Archeologico di Asinino-Anvòia | OSSIMO
Parco Comunale Archeologico e Minerario | SELLERO
Percorso Pluritematico del “Coren delle Fate” | SONICO
Ente gestore: Tavolo Unesco, Comunità Montana di Valle Camonica www.vallecamonicaunesco.it