
Il meta-parco di Seradina-Bedolina
un parco allo specchio
through the looking glass
ideazione:
Alberto Marretta, Elisa Salvetti
Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina, Capo di Ponte, BS
Agenzia Turistico-Culturale Comunale, Capo di Ponte, BS
Concept
La realtà che vediamo e in cui viviamo è frutto di una costruzione mentale e culturale che ha coordinate precise nello spazio e nel tempo. I parchi archeologici – e, nello specifico, i parchi di arte rupestre – non sfuggono a questa regola. Essi comunicano un contenuto sotto forma di narrazione, ma si tratta di una narrazione che è il risultato di determinate prospettive teoriche e di specifici processi storici. In pratica anche i parchi con arte rupestre preistorica non sono altro che immaginazioni moderne e occidentali di ciò che ci circonda.
E se provassimo a immaginarci lo spazio del Parco come se fosse la prima volta che lo vediamo? Scopriremmo che esso si pone davanti a noi con mille volti e infinite modalità di fruizione e che la ricerca di originali percorsi di scoperta dell’arte rupestre ha un suo punto d’inizio fondamentale: lo sguardo. Cambiare prospettiva e mettere in discussione le prospettive utilizzate fino ad oggi ci rende dunque consapevoli degli schemi culturali in cui siamo immersi e ci invita a giocare con essi per sperimentare nuove modalità percettive e perlustrare inesplorati canali di senso.
Il progetto
Il progetto nasce da un lungo tragitto riflessivo maturato durante le attività di valorizzazione del Parco di Seradina-Bedolina, un cammino che negli ultimi anni ha portato ad approfondire le competenze archeologiche e antropologiche già esistenti attraverso inediti scorci e inaspettate contaminazioni.
Il meta-parco di Seradina-Bedolina è un Parco Archeologico che riflette su se stesso, che non nasconde i meccanismi che lo costruiscono, che rende trasparenti le narrazioni e le reinventa con creatività. Accanto al parco fisico, con i suoi percorsi, i suoi pannelli, i suoi orari di apertura e di chiusura, si rivela, come in uno specchio, un alter-ego non fisico che: mette in discussione tutti quegli assunti che normalmente daremmo per scontati, invita alla meraviglia attraverso un nuovo modo di guardare l’arte rupestre, gioca con le categorie, le convinzioni e i percorsi in modo da allenarci alla complessità, attinge allo smarrimento e allo stupore come potenzialità.