Il Distretto Culturale dedica il mese di marzo alla cultura popolare, con un ricco programma di eventi nelle osterie e trattorie della Valle Camonica. Poesia, musica, video, balli e racconti della tradizione faranno vivere per tutto il mese questi importanti luoghi di aggregazione sociale, in cerca di nuova identità. Per l’occasione, ogni osteria ha scelto un piatto e un vino che la caratterizza.

Un Festival tutto dedicato alle osterie e alla cultura popolare non si era mai visto in Valle Camonica. L’idea è nata dal Distretto Culturale che intende accendere un faro di attenzione su questi importanti centri di aggregazione sociale che, in diversi casi, sono anche dei poli di attrazione e ospitalità turistica.

Sono luoghi che rappresentano un patrimonio di cultura e di socialità che non può andare disperso– ha precisato l’Assessore alla Cultura della Comunità Montana, Simona Ferrarini, che ha fortemente voluto questo progetto – Gli osti per noi sono delle vere stelle della montagna, che tengono vive le nostre comunità. Il Festival è anche un modo per ringraziarli. La scelta delle osterie ci permette inoltre di presentare, in un contesto vivo e popolare, le tante attività e ricerche che abbiamo promosso in questi ultimi mesi”.

Il programma spazia infatti su tutti i temi della cultura popolare della Valle Camonica (e non solo), e attraverso strumenti e linguaggi nuovi, cerca di far discutere sulla storia, le tradizioni, i valori e la voglia di futuro delle tante comunità del territorio.

Ogni osteria partecipante al Festival coglie l’occasione per presentarsi e per proporre un piatto e un vino che fanno parte della propria tradizione di ospitalità.

Ogni oste infine potrà lasciare il proprio autografo – proprio come una star – sulle schede che permetteranno di vincere, ai più assidui frequentatori del Festival, due pubblicazioni del Distretto Culturale.

IL PROGRAMMA

Si parte sabato 2 presso l’antica Osteria da Sisto nel cuore storico di Cevo con la serata “Le quàter meraviglie del mond”. Dario Canossi, musicista dialettale del noto gruppo “I Luf”, e il poeta camuno Angelo Trotti racconteranno insieme la loro Valle Camonica: un incontro tra due menestrelli della cultura camuna che hanno già collaborato nella produzione artistica e che si ripropongono a Cevo in una veste singolare e tutta da scoprire.

Mercoledì 6 l’esperto di enogastronomia Carlos Mac Adden dialogherà con Silvia Toretti e Gualberto Martini su tradizione e innovazione nei luoghi della convivialità camuna. La scommessa per il territorio della Valle dei Segni, che ha sempre avuto una grande tradizione di ospitalità, è puntare sulla qualità dell’offerta, ma restano molti ostacoli da superare. Il contesto della trattoria La Cantina di Esine aiuterà a trovare strumenti e modelli per riuscirci.

Il Festival prosegue martedì 12 all’Osteria Concarena di Cerveno con “Ti racconto le pietre”, occasione per esporre l’ampio e dettagliato lavoro condotto sulle cave della Valle Camonica da uno specifico gruppo di ricerca, incaricato dal Distretto Culturale e composto dal geologo Fabio Alberti, dall’antropologo Loris Bendotti, dallo storico Alberto Bianchi e dal regista Andrea Grasselli, che si accompagnano alla forza dirompente dell’arte visiva di Milena Berta e sonora di Alessandro Pedretti. Nel corso della serata, coordinata da Sandra Simonetti, si potranno ascoltare storie e testimonianze di un lavoro difficile, e toccare con mano le tante pietre della Valle, un tesoro prezioso spesso dimenticato.

Venerdì 15 all’Osteria Bar Sport di Piancogno, il tempo – del passato e del presente – è al centro di un racconto personalizzato, frutto dell’incontro tra il regista Zanotti e l’artista della fisarmonica Marco Davide. Una corrispondenza d’amorosi sensi tra immagini e suoni, che compone un diario della più recente storia camuna, e illustra le ragioni del progetto “Maraèa”,l’archivio della memoria della Valle Camonica.

“Dov’è finita la nostra musica”è il titolo della serata di Sabato 16 cheripropone la grande tradizione di musica popolare de La squadra dell’Arsurache animava un tempo i locali e le serate della Valsaviore e di tutta la Valle Camonica. E’ un’occasione unica, alla Trattoria della Pina di Vico di Edolo, per riascoltare le calde note e le improvvisazioni di un mai dimenticato camun-jazz.

Lucio Avanzini, martedì 19 alla Trattoria Stella di Esine, dialoga con Germano Melotti in una serata tutta in dialetto, la lingua della tradizione delle nostre comunità. La capacità narrativa di Germano il cantastorie si contamina con tutte le voci dell’enciclopedia del dialetto camuno, incarnate nel biennese Lucio dei Bek. L’esito finale è la riscoperta dell’anima profonda di una comunità abitante tutto l’arco alpino.

Giovedì 21 il gruppo giovanile SiLaBiesis si esibisce nel canto a cappella, e con il libero accompagnamento del gestore e chef dell’Osteria Gabossi di Angone di Darfo, in una riscoperta della tradizione popolare del canto da osteria. Giovani voci che cantano la convivialità antica e la rendono perenne, ben oltre lo squillo ripetitivo e le melodie frastornanti dei cellulari.

L’antico gioco di piazza della Bàla Creèlasi rimette in scena sabato 23 a Gianico, dove si conclude il progetto promosso dal Distretto Culturale e finanziato da Regione Lombardia per la salvaguardia e valorizzazione del gioco a squadre con mani e pallina. Dopo la partita si procede con l’inaugurazione del Centro di Documentazione degli “Amici della Bàla Creèla” e si presentano video e strumenti didattici e di promozione del gioco. La giornata si concluderà con un terzo tempo (così si indica la terza fase, più sociale e meno competitiva, del gioco) presso l’Osteria La Tana da Mario.

Il Festival delle osterie è l’esito di un progetto di ricerca promosso dal Distretto Culturale che ha costituito un gruppo di lavoro multidisciplinare con il compito di raccontare cosa è cambiato e cosa resiste nelle osterie della Valle Camonica, come questo patrimonio si è evoluto nel tempo e quali sono le caratteristiche delle osterie di oggi. Questi saranno alcuni degli argomenti trattati da Maura Serioli, Giorgio Sabaudo e Carlos Mac Adden nella serata di mercoledì 27 alla storica Trattoria Beatì di Artogne, con una ricerca fotografica di Emanuel Montini.

Venerdì 29 ci spostiamo all’Osteria Lissidini di Stadolina di Vione: Ivan Faiferri e l’Ecomuseo Alta Via dell’Oglio presenteranno una serata interamente dedicata a celebrare il maiale, il re della cucina rurale della tradizione. Tra poesie dialettali, brevi rappresentazioni e momenti di intrattenimento è assicurata un’ottima cottura “filosofica” del nostro, mentre si scopre che “Roi” ha anche un altro significato oltre al francesissimo re a cui tagliarono un tempo la testa.

E per concludere questo Festival non ci resta che danzare! Sabato 30 presso il Centro Polivalente di Demo, con i nuovi ballerini della Valle Camonica coordinati da Germano Melotti e dall’Associazione “Lo stivale che balla” di Milano. Dopo un lavoro di studio e di ricerca sui balli della tradizione, dopo la pubblicazione di un libro, dopo un corso di formazione aperto agli appassionati del ballo, e dopo aver confezionato i vestiti della tradizione camuna ecco che prende vita il nuovo corpo di ballo dei Balarì de l’Adamel. Il ballo dell’orso, il ballo dei segni e la polesana saranno solo alcuni dei balli proposti e presenti nel repertorio del gruppo, che è a disposizione della Valle Camonica per la riscoperta e la valorizzazione delle movenze tradizionali. Il Festival si conclude quindi con una grande festa e con un buffet di sapori tipici preparati dalla comunità di Demo

C’è stato un tempo in cui l’osteria rivestiva in Valle Camonica un ruolo pubblico e sociale molto importante. Grazie all’osteria «gli spostamenti delle persone potevano diventare più sicuri e i commerci trarre indubbio vantaggio. Il servizio di vendita di vino al minuto, con somministrazione di frugali pasti e disponibilità ad alloggiare viandanti, uomini d’affari o pellegrini in transito, aveva una primaria valenza pubblica, al punto che l’osteria – quando era di proprietà civica – veniva concessa in appalto annuale direttamente dal comune agli osti».

(Oliviero Franzoni, Storie di osteria – e altro intorno al vino, 2011).