Inaugura a Monno, nella giornata di sabato 17 luglio, Ca’Mon – Centro di comunità per l’arte e l’artigianato di montagna che ha trovato casa nell’edificio dell’ex asilo del piccolo centro dell’Alta Valle Camonica, da tempo inutilizzato e che ora riprende una nuova vita.

Ca’Mon è il suo nome perché traduce tutte le aspirazioni del Centro: essere la casa dei Monnesi, essere un punto di riferimento per la Valle Camonica, essere una residenza internazionale in grado di accogliere artisti e artigiani che desiderano interrogarsi sui saperi antichi e nuovi della montagna.

un progetto del
Comune di Monno

insieme a Comunità Montana di Valle Camonica
e Cooperativa Sociale “Il Cardo”

realizzato grazie ad un finanziamento di
Fondazione CARIPLO
nell’ambito del bando “Beni Aperti”

cerchi ca'mon

Questo spazio, attraverso i lavori di restauro e rifunzionalizzazione, diventerà una casa per i saperi radicati nella tradizione monnese (tra cui quelli legati ai tipici “pezzotti” monnesi), ma sarà anche un centro di esperienza in cui tramandare quegli stessi saperi alle nuove generazioni e condividere la memoria comune di un’intera collettività.

L’ex Asilo di Monno, ora sede di Ca’Mon

Ca’Mon sarà un centro di scambio tra saperi intellettuali e saperi manuali: saranno ospitati in residenza artisti, designer e più in generale autori e ricercatori per attivare un confronto con il territorio.

Ca’Mon sarà un luogo di formazione, dotato di spazi adibiti a laboratorio dove lavoreranno professionisti di vari ambiti nel confronto con i giovani della valle che avranno voglia di conoscere e imparare.

Ca’Mon sarà un luogo di aggregazione aperto a tutta la comunità di Monno, e non solo, dove si potranno condividere esperienze e cementare relazioni attraverso il “fare”.

L’artista Stefano Boccalini, già protagonista di vari progetti a Monno – tra cui il progetto “La Ragione nelle mani” con il quale ha vinto il bando “Italian Council” del Ministero della Cultura – è stato individuato quale direttore artistico di Ca’Mon con il compito di elaborarne il programma culturale e coordinarne le attività.

Nel corso della giornata di inaugurazione, che avrà inizio dalle ore 11,00, verranno presentati i lavori effettuati sulla struttura e gli esiti dei vari progetti artistici e culturali che hanno animato in questi ultimi mesi la comunità di Monno. Per l’occasione tutto il paese metterà in mostra il suo patrimonio di saperi artigianali e la ricchezza della sua tradizione agricola, rurale ed enogastronomica.

Ca’Mon è un progetto voluto dal Comune di Monno insieme alla Comunità Montana di Valle Camonica e alla Cooperativa sociale “Il Cardo” di Edolo, reso possibile grazie al finanziamento di Fondazione CARIPLO nell’ambito del bando “Beni Aperti” – Anno 2018.

Stefano Boccalini, direttore artistico di Ca'Mon, insieme agli artigiani di Monno

PERCHÉ MONNO? 

Da anni, a partire dal 2011, Monno è stato al centro di una serie di azioni artistiche sostenute dal Distretto Culturale di Valle Camonica nell’ambito della rassegna di arte contemporanea aperto_art on the border che, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e le varie espressioni di questa comunità, hanno permesso di riscoprire saperi e pratiche sociali un tempo molto diffuse, ma negli anni rimaste “nascoste” nelle pieghe del contesto domestico e privato.

Come ad esempio la tessitura dei pezzotti, pratica artigianale secolare tipicamente femminile legata alla realizzazione di tappeti di medie e piccole dimensioni realizzati con materiali di recupero, e diffusissima fino a pochi decenni fa a integrazione del reddito sempre insufficiente dell’economia contadina; la lavorazione e l’intreccio del legno, una pratica comune in questo caso a tutta la Valle Camonica, e legata alla produzione di manufatti funzionali al lavoro tradizionale nei campi (in primis cesti e cestini, ma anche graticci, recinzioni, ecc…); o ancora tutte le attività che possiamo collegare alla lavorazione della lana (alla radice di antiche tradizioni che collegano il territorio alla pastorizia) così come a quella di filati vegetali tipicamente contadini, come canapa e lino, protagonisti di una recente reintroduzione sperimentale nel ciclo dell’agricoltura monnese.

La tessitura dei pezzotti e la lavorazione e intreccio del legno

BREVE STORIA DELL’EDIFICIO

A Monno il 31 gennaio 1928, per merito sia di alcuni promotori locali e per gli sforzi della Congregazione della Carità poi divenuta E.C.A. (una delle tante associazioni socio-assistenziali istituite a favore dei poveri), e alla successiva generosità dei benefattori locali, fu aperto l’Asilo Infantile che accolse cinquanta bambini. La direzione e la gestione della nuova scuola fu affidata alle Madri Canossiane di Milano, che disponevano anche del limitrofo edificio denominato “Villa Santa Maria”.

Le Madri svolsero il loro lodevole servizio per la comunità di Monno fino a maggio 2007, allorché la Congregazione delle Madri Canossiane decise la chiusura per mancanza di vocazioni.

Il 28 luglio 2008 il Comune di Monno comprò la struttura dalle Madri Canossiane: da allora la struttura non è più stata utilizzata ma venne adibita a spazio di magazzino e deposito, con incremento del degrado e dello stato di abbandono.

I LAVORI DI RESTAURO E RIFUNZIONALIZZAZIONE DELL’EX ASILO

Grazie al lavoro di promozione culturale svolto in questi anni, e grazie all’importante contributo di Fondazione CARIPLO erogato a valere sul bando “Beni Aperti” nell’anno 2018, è stato possibile disegnare un nuovo futuro per l’Asilo di Monno.

Avviati nel giugno del 2020 e conclusisi esattamente nell’arco di un anno, con stop forzati causati dalla pandemia da Covid-19, i lavori di rifunzionalizzazione hanno riguardato importanti interventi strutturali finalizzati a ripensare gli spazi e le nuove destinazioni d’uso del Centro Ca’Mon.

I lavori di recupero, progettati e diretti dall’arch. Riccardo Faustinelli in collaborazione con l’Ufficio Tecnico del Comune di Monno, hanno riportato alla luce tutta una serie di elementi decorativi, presenti soprattutto sulle facciate dell’edificio, che sono stati oggetto di un’accurata mappatura e successivamente restaurati e riportati all’antico splendore.

Gli interventi di restauro degli spazi interni dell’edificio hanno riguardato il trattamento e il recupero filologico dei pregiati serramenti in legno e vetro, così come delle pavimentazioni esistenti realizzate con marmo, cementine, agglomerati e graniglia e dei corrimano e ringhiere in ferro delle scale che collegano i piani.

L’importo dei lavori è stato pari a € 415.000,00 con un finanziamento di Fondazione CARIPLO pari a € 298.000,00.

Fondazione CARIPLO ha sostenuto, inoltre, anche le attività di animazione artistica e sociale promosse dal Distretto Culturale e dalla Cooperativa sociale Il Cardo con un ulteriore contributo di € 136.000,00 che porta il sostegno complessivo di Fondazione CARIPLO al progetto Ca’Mon pari a € 430.000,00 (Bando Beni Aperti – Anno 2018).

Per quanto concerne gli arredi, si è messa in campo un’azione di riuso di strutture già disponibili, in una logica di economica circolare e di sostegno al percorso complessivo di rigenerazione sociale e di partecipazione della comunità. Le cucine sono state recuperate dal Comune di Monno presso albergatori e ristoratori dell’Alta Valle Camonica, mentre i mobili dei vari laboratori sono stati messi a disposizione da Regione Lombardia – Archivio di Etnografia e Storia Sociale provenienti da allestimenti precedenti ed ora non più utilizzati riferiti al progetto Alpfoodway. È stato donato dalla popolazione un antico banco da falegname, mentre i mobili mancanti verranno realizzati attraverso laboratori con gli artigiani.

Ca'Mon - lavori di restauro
Ca'Mon - lavori di restauro

INTORNO A CA’MON, PRIMA DI CA’MON

Il lavoro di animazione della comunità monnese è stato avviato con largo anticipo, mentre ancora si attendeva conferma di finanziamento del progetto da parte di Fondazione CARIPLO. Già nell’estate del 2018, infatti, i partner di progetto – con la Cooperativa sociale “Il Cardo” in prima linea – hanno proposto una sorta di laboratorio stabile per bambini e appassionati dove esercitarsi nella tessitura di materiali di riciclo. Un grande lavoro di intreccio e ordito che ben presto si è letteralmente disseminato per tutto il centro storico e, fuor di metafora, ha contribuito a costruire una fitta trama di protagonismo e relazioni tra le generazioni del paese e i vari partner di progetto.

Nel 2019, per procedere all’effettiva realizzazione del progetto di Ca’Mon, è stata costruita una mappa della comunità di Monno, nella quale sono state rilevate le risorse e le competenze presenti da cui partire per sviluppare l’esperienza del Centro.

Nel 2020 è stato il turno di altri due progetti molto particolari: l’esperienza di un centro estivo riservato ai piccoli abitanti di Monno di età compresa fra i 6 e gli 11 anni svoltosi prevalentemente all’aria aperta con risvolti ludici, educativi, culturali e artistici, e portato avanti da un gruppo di lavoro costituito da educatrici de “Il Cardo”, da Elena Turetti e dall’artista Stefano Boccalini; proprio Boccalini, lavorando insieme ai piccoli partecipanti, ha individuato le parole intraducibili poi scelte per realizzare la sua opera La Ragione nelle mani. L’altro progetto ha promosso l’organizzazione, nei mesi invernali, di un presepe comunitario, per iniziativa dei giovani della Pro Loco di Monno, che ha coinvolto tutti gli abitanti del paese nella realizzazione, pur in assenza di incontro fisico a causa della pandemia.

i bambini del centro estivo di ca'mon

I PROGETTI ARTISTICI DI “APERTO_ART ON THE BORDER”

Anche dal punto di vista artistico sono state numerose le iniziative che hanno preceduto e preparato l’apertura di Ca’Mon.

Nell’ambito della rassegna di arte contemporanea “aperto_art on the border” promossa dal Distretto Culturale della Comunità Montana di Valle Camonica e diretta dal Responsabile artistico Giorgio Azzoni, sono stati ben dieci i progetti artistici realizzati dal 2011, di cui quattro i progetti che hanno visto la luce tra il 2018 e il 2020.

Il primo è Una parola su Monno, di Stefano Boccalini che, nel 2018, attraverso una cartolina che mostra una veduta del paese, ha chiesto agli abitanti di Monno di scrivere una parola che fosse in grado di esprimere il rapporto di ognuno con il proprio paese. Sono poi state selezionate otto parole che sono state intagliate nel legno dagli utenti della Cooperativa Sociale “Il Cardo” di Edolo. I manufatti hanno trovato spazio, in modo permanente, nelle vie del piccolo borgo e sono diventate parte integrante del paesaggio di Monno. La parola così è diventata un “luogo” dove il vissuto viene significato e condiviso, ma anche un luogo di incontro dove la diversità crea quel senso del “comune” come valore primario.

Il secondo è Ritratti reali di Patrizio Raso, che nel corso del 2019 ha attivato un laboratorio artigianale e creativo con gli abitanti di Monno e l’artigiana Gina Melotti, con cui ha realizzato nove inediti pezzotti nati dalla parziale ri-tessitura di abiti d’affezione. Un vero e proprio campo di relazioni e di rielaborazione artigianale, l’attività artistica ha reso visibili storie, vicende umane e famigliari che ancora legano le persone ai loro affetti. Rivitalizzando la tradizione Raso ha indicato una nuova direzione di ricerca e di produzione, rendendo gli abitanti protagonisti sia con le mani che con il cuore.

Il terzo è Un ritratto di Monno di Paola Di Bello che, con le fotografie di abitanti e amici di Monno realizzate sul sagrato della Chiesa, ha posto in evidenza relazioni famigliari e di gruppo che identificano un’appartenenza. Gli scatti permettono di comporre un quadro visivo e interpretativo di qualità sociali e affettive sullo sfondo del paesaggio di casa, raccolti in un volume che rappresenta un momento significativo dell’identificazione collettiva di una comunità.

Il quarto è I Testimoni di Mirko Smerdel, una riflessione sulla condizione ecologica e sociale del pianeta, raccontata attraverso la memoria millenaria sedimentata dagli abitanti umani e non umani della comunità locale coinvolta nel progetto dei campi sperimentali: un tentativo di riattivazione di antiche colture di Lino e di Canapa finalizzate alla produzione di filati.

L’opera di Paola di Bello e di Mirko Smerdel verranno presentate ufficialmente nel corso della giornata di apertura di Ca’Mon.

un fotogramma del film "i testimoni" di mirko smerdel

LA RAGIONE NELLE MANI DI STEFANO BOCCALINI

È nell’opera La Ragione nelle mani di Stefano Boccalini, del 2020, che le istanze del Centro Ca’Mon trovano forma e compiuta espressione.

La realizzazione di questo progetto è stata resa possibile grazie al sostegno delle istituzioni che hanno creduto in questo lavoro, a cominciare dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura che attraverso l’ottava edizione del bandoItalian Council, ha individuato in La Ragione nelle mani un progetto da finanziare.

Non meno importante è stato il ruolo giocato dalla Comunità Montana di Valle Camonica, che ha cofinanziato il progetto e che, insieme ad Art for the World Europa, ne è stato l’ente proponente.

La Ragione nelle mani ha preso il via con un laboratorio condotto dall’artista insieme alle operatrici della Cooperativa Sociale il Cardo di Edolo e ha coinvolto tutti i bambini e le bambine di Monno. A loro è stato raccontato il significato di circa cento parole intraducibili che sono presenti in molte lingue, parole che non possono essere tradotte perché non hanno corrispettivi in grado di rispondere alla complessità del loro significato e che possono essere quindi solamente spiegate. Le parafrasi non possono restituire la vera essenza di queste parole, molte delle quali arrivano da lingue minoritarie che a stento resistono all’uniformazione linguistica dei nostri tempi. Nel rischio della loro scomparsa vi è la cancellazione permanente della ricchezza di quella biodiversità linguistica che queste parole intraducibili hanno la capacità di esprimere in modo così efficace.

Insieme ai bambini e alle bambine sono state scelte circa venti parole, che sono state poi sottoposte allo sguardo degli artigiani e delle artigiane di Monno per capire con loro quali potessero essere le più adatte a essere trasformate dalle loro sapienti mani. Ne sono state scelte nove che sono diventate il materiale su cui hanno lavorato insieme a otto giovani apprendisti della Valle, selezionati attraverso un bando promosso dal Distretto Culturale della Comunità Montana.

Si è arrivati così alla realizzazione di un’opera composta da sette manufatti – tutti prodotti dagli artigiani di Monnoche è stata presentata in mostra per la prima volta presso il Museo Maison Tavel di Ginevra. L’opera, inoltre, entrerà a far parte della collezione della GAMeC – Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo.

Il risultato di tutto questo lavoro non è rappresentato solamente dalle opere ma anche dal processo che ha portato alla loro costruzione, un processo che ha rimesso in circolo le conoscenze e le pratiche legate alla tradizione di Monno e della Valle con nuove prospettive e consapevolezze.

dettagli dell'opera "La Ragione nelle Mani" esposta alla Maison Tavel di Ginevra, 2021

I PROGETTI SUL TERRITORIO

Nel corso del 2020 sono stati attivati alcuni progetti legati al territorio, inteso sia come spazio per l’agricoltura che come tessuto urbanistico e sociale.

Il primo ha visto la reintroduzione nella filiera agricola di Monno delle colture di lino e canapa, un tempo fondamentali nella vita contadina di questa comunità, ma molto difficili da coltivare, processare e infine filare e per questo presto sostituite dall’impiego di filati di più semplice acquisizione (come i prodotti industriali in fibra di cotone a partire dagli anni ‘60).

Per questo, grazie alla collaborazione con il Linificio e Canapificio Nazionale di Villa d’Almè, sono stati selezionati i semi e i campi nei quali reintrodurre il ciclo del lino e della canapa tessile. I campi sperimentali sono stati un altro bell’esempio di come tutta la comunità, ancora una volta, ha potuto partecipare, come in un rituale collettivo: dalla presenza di tecnici ai ricordi dei vecchi del paese, alla partecipazione ai vari processi di aratura, semina e raccolta da parte di volontari, bambini e persone disabili delle cooperative sociali.

È stato inoltre avviato un percorso di approfondimento della filiera della patata, che caratterizza da sempre il paese di Monno, mediante ricerche sul campo, incontri con la popolazione e i coltivatori, presentazione di progetti e buone pratiche di successo che hanno permesso in alcune località alpine di reintrodurre una filiera di eccellenza.

Un ulteriore progetto sviluppato dal 2020 a Monno è stato il Laboratorio per la Rigenerazione Urbana gestito dalla società milanese Ulab di Stefano Franco. Il laboratorio è stato incentrato sull’identificazione di elementi del territorio dal contenuto simbolico e identitario e sull’attivazione della comunità in un’alleanza sui temi della rigenerazione del contesto urbano di Monno. Il lavoro di questo laboratorio, si è sviluppato attraverso sopralluoghi conoscitivi, interviste con gli abitanti di Monno e indagini sul patrimonio edilizio-architettonico e sui vari paesaggi locali, che hanno sviluppato nuove progettazioni per la rigenerazione del centro storico del piccolo paese dell’Alta Valle Camonica.

COLTIVANDO PATATE, LINO E CANAPA NEI CAMPI SPERIMENTALI DI MONNO
credits centro ca'mon