Come è cambiato il saper fare artigiano con l’avvento delle nuove tecnologie e della quarta rivoluzione industriale? Da questo interrogativo Il musil e Confartigianato organizzano una tavola rotonda per indagare i fattori chiave del nuovo scenario 4.0 e il loro impatto su imprese artigiane, nuove professioni e sul futuro del Made in Italy

Artigianato 4.0 è il titolo della tavola rotonda organizzata al Museo dell’Energia Idroelettrica di Cedegolo, in programma sabato 21 agosto alle ore 17, in partnership con Confartigianato Lombardia. Nell’ambito della mostra Le Meraviglie del fare. Storie di Artigiani, Territorio e Saper Fare in Valle Camonica non poteva mancare una riflessione sulla nuova cultura del lavoro artigiano, dell’innovazione e del fare rete sul territorio, partendo dalla riscoperta degli antichi mestieri cuore del nostro Made in Italy.

L’incontro, moderato dal giornalista Davide Bacca, sarà aperto dai saluti di Aldo Rebecchi, Presidente della Fondazione Luigi Micheletti, e dall’introduzione di Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia. Sono previsti gli interventi di Paolo Manfredi, Responsabile strategie digitali di Confartigianato, Sergio Cotti Piccinelli, Direttore del Distretto Culturale della Valle Camonica, Daniele Balicco, Università Roma Tre, Dipartimento Filosofia e di Luciano Pilotti dell’Università degli Studi di Milano.

Chiudono il confronto le testimonianze di due giovani artigiani sulle opportunità sfruttate attraverso le nuove tecnologie. Michele Torri di Torri Solare racconterà la sua esperienza nella green economy con un focus sulla riduzione degli sprechi e delle inefficienze nel ciclo produttivo, Fabio Zappa di Netmoole si concentrerà sui vantaggi dei software aziendali capaci di semplificare la gestione di un’impresa e renderla più efficiente.

 

La conferma che l’artigianato sia uno dei più potenti vettori d’innovazione presenti sul territorio regionale arriva anche dall’analisi del rapporto 2018 di Confartigianato Lombardia.

Lo è per gli stranieri, che rappresentano l’11,5% della popolazione residente nella Regione, lo è per le imprese artigiane che hanno contribuito a mantenere coeso il tessuto connettivo dell’economia regionale, lo è per le comunità e il mercato grazie ad una  innovazione che non è solo di prodotto e processo, ma soprattutto sociale e ambientale. Il documento sottolinea come, anche dopo anni difficili, le piccole e micro imprese dell’artigianato lombardo sono riuscite a creare il 55,9% della ricchezza produttiva della regione e più posti di lavoro rispetto alle imprese medio grandi (12,5% contro 8,5%).

Per l’associazione di settore, la forza insita nelle MPI origina dal fatto che queste aziende sono spesso maggiormente radicate nel territorio rispetto a quelle più grandi, sviluppano una particolare attenzione verso la persona che va oltre la sfera professionale, e sono fonte continua di idee e contaminazioni creative. 

La connettività diffusa, la digitalizzazione che avanza e le nuove tecnologie pervadono l’intera economia artigiana con impatti su tutti i processi produttivi, sull’internazionalizzazione e sulle persone. La rivoluzione tecnologica oggi in atto comporta anche la trasformazione di professioni esistenti, rendendole più sofisticate e complesse, con la conseguente creazione e distribuzione di nuova occupazione. In questo processo di cambiamento l’aspetto centrale diventa il capitale umano che deve essere istruito e formato con nuove competenze, le cosidette e-skill. Secondo sempre il rapporto di Confartigianato in media circa un’impresa su quattro riscontra difficoltà nel reperire figure professionali con queste caratteristiche: nel 57,2% dei casi si cerca personale con competenze digitali, nel 51% dei casi personale con capacità di utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici e nel 34,1% dei casi personale con capacità di applicare tecnologie 4.0.

Quindi non solo qualità, personalizzazione, manualità, umanesimo, passione, ma al “nuovo artigiano” si chiedono capacità nel gestire e integrare i nuovi processi digitali, saper costruire networking di filiera  in un ottica di glocalizzazione grazie ad una combinazione unica di natura, saperi e cultura locale (Luciano Pilotti, Università di Milano).

L’eccellenza bresciana, parte significativa di quel made in Italy che il mondo ci invidia, ha nel sapere artigiano, nella cultura sperimentale del laboratorio il suo punto di forza. La nostra modernità non si comprende se non si parte da questa consapevolezza (Daniele Balicco, Università Roma Tre).